Branding e comunicazione – Intervista a Riccardo Scandellari
Era il 2014 quando, dopo aver assestato il mio lavoro con il portale della danza, ho deciso di dedicarmi agli artisti e ai professionisti per aiutarli nella loro comunicazione; il mio primo testo dedicato alla formazione? “Fai di te stesso un brand” di Riccardo Scandellari che, in seguito, è diventato per me punto di riferimento con i suoi libri e il blog.
Consulente, speaker, formatore e divulgatore, con il suo www.skande.com è punto di riferimento per aziende, liberi professionisti e brand da diversi anni.
Dagli artisti ai liberi professionisti, non dobbiamo per forza riferirci ad un’azienda quando parliamo di BRAND. Perché è importante che tutti comprendano ed entrino nell’ottica che la propria comunicazione (se attraverso essa vogliono spiccare) deve essere gestita con scrupolo e metodo, esattamente come se fossero Coca-Cola o Nutella?
In poche parole, come diceva Aristotele, bisogna chiedersi cosa si vuole ottenere nella vita. A cosa punti maggiormente per ottenere tutto quello che vuoi? Risultati, soldi, fatturato, l’amore della tua vita? Qualsiasi cosa passa solo attraverso due condizioni: la prima è ottenere attenzione (la vera attenzione) e la seconda è la reputazione, ovvero la credibilità che hai. Se tu ottieni tutte e due queste cose da una persona, questa persona è ai tuoi piedi, cioè significa che da te acquista / ti sposa / viene con te a mangiare una pizza ecc; devi di fatto ottenere sia offline che online attenzione e credibilità, cioè la fiducia.
BRAND significa curare queste due cose: ottenere un pubblico e la fiducia di questo pubblico. Ecco perché dovresti curare il tuo brand.
L’influencer infatti non è nient’altro che quello che una persona, con un minimo di capacità di rapportarsi con le altre persone, ha sempre ottenuto. Quante volte abbiamo consigliato un libro agli amici e loro l’hanno comprato? Non è altro che quello…
Esattamente! Una volta l’influencer lo trovavi al bar e magari era quello esperto di meccanica che ti diceva che se comprarvi la fiat 500 spaccavi alla grande! E tutti la compravano. Naturalmente oggi sono cambiati i tempi e sono cambiate le modalità.
Tra gli altri tuoi libri troviamo “Promuovi te stesso” e “Rock’n Blog” che formano le vere star della comunicazione. Come si è evoluta negli anni secondo te la figura del libero professionista e come si evolverà nel prossimo futuro digitale?
Partiamo dal fatto che quando parliamo di “professionista” si parte sempre dal presupposto che sappia fare quello per cui viene pagato… e questo non è sempre una cosa vera. Il professionista, attraverso la comunicazione, può agevolarsi nell’essere assunto da un’azienda o a trovare clienti per se stesso, mostrando al meglio non solo che è bravo a lavorare (dovremmo già darlo per scontato) ma soprattutto la cosa più difficile da dimostrare: chi è realmente!
Se hai mai fatto caso, quando acquisti qualcosa di un particolare valore (una casa, un profumo, un orologio o un vestito particolare) lo acquisti sempre da qualcuno non solo perché è bravo ma perché ti sta simpatico e ti piace il suo modo di fare. Non compriamo mai da qualcuno che ci sta antipatico! Ovvio, la pasta al supermercato la prendi e la metti nel carrello ma non stiamo parlando di questo, noi parliamo dal punto di vista ‘emotivo’.
Quando assumiamo qualcuno o ci facciamo preparare un progetto per la casa, lo facciamo fare a persone che ci piacciono, non che ci stanno antipatiche. Quindi di queste persone apprezziamo l’etica, la professionalità, l’empatia e tutta una serie di fattori che sul mercato fanno la differenza a parità di requisiti professionali.
Certo! Quindi è fondamentale saper lasciar andare il concetto di dimostrare costantemente di essere il migliore, perché alla fine quello che ci premia è la differenza che facciamo.
Certamente! Questo ce lo insegnano già i grandi, Coca-Cola è diversa da Pepsi: a livello di gusto e colore si assomigliano ma con delle differenze enormi legate alla loro comunicazione. Il brand è una cosa paurosa, ha un potere che nessuna capacità di funnel marketing potrà mai avere. Purtroppo (e per fortuna dico anche) curare il brand significa fare un percorso molto complesso e lungo. Devi installare in queste persone il pensiero più giusto, umanamente più corretto e affine a loro. E’ una cosa che non puoi fare con due post ma in centinaia e centinaia di contenuti. E’ una cosa che devi comunicare adesso per avere la loro fiducia fra due anni.
Già… come spiegarlo a chi contatta un consulente per la comunicazione e vuole in due mesi 100K follower e le vendite che si impennano?
Ah si lo so benissimo!! Vogliono la ricetta magica!
Non è facile farlo comprende ma a questi si risponde con la teoria di Kevin Kelly: tu non hai bisogno di avere il pubblico della Ferragni (che è tanta roba comunque), tu hai bisogno, se sei un professionista, di avere quelle 400/600/1000 persone giuste e che di te abbiano una fiducia e una stima esagerata. Poi se vuoi aumentare i tuoi numeri solo per far salire le tue visualizzazioni c’è chi lo fa comprandoli, ma nessuna di queste persone poi acquisterà… Così puoi solo fare il ‘figo’ perché hai un milione di follower ma quando poi le aziende guardano il grafico a gradoni, beh, sappiamo già di cosa stiamo parlando.
A marzo è uscito il tuo nuovo libro “Dimmi chi sei”. Di cosa parla?
Allora, l’ambizione (non è detto che ci riesca!) è far capire alle persone che possono essere veramente efficaci quando trovano il loro punto di diversità rispetto alla concorrenza. Sono sempre teorie non mie, si chiama ‘governance del brand’, ovvero devi governare la visione che la gente ha di te; se lo farai acquisirai la fiducia delle persone che ti sono simili.
Abbiamo 40milioni di persone che hanno lo smartphone i tasca. Ovvio che non puoi vendere a tutti, ma hai la possibilità di trovarne 300 che veramente hanno fiducia e rispetto di tutto quello che stai facendo. Ti basta solamente raccontarlo in maniera abbastanza lineare e attraverso un metodo, un metodo con cui, attraverso la costanza comunicativa e la tua bravura nel capire cosa raccontare di te, riesci comunque a farti scegliere.
Occorre ricordare che non sei tu che scegli il cliente ma loro che scelgono te. Si aggregano a te perché ti reputano simile a loro. E’ molto differente da quello che spiegano al funnel marketing, dove setacci nella massa quelli che comprano da quelli che non comprano.
E’ molto diverso ma si tratta dell’unico modo che ha una persona, non un’azienda, per estrarre il meglio dalla propria comunicazione online.
Come mai in questo libro non si vengono mai nominati i social?
È vero! Addirittura il mio editore mi ha detto “Ma queste cose qua le puoi applicare anche per strada?” Eh si! La comunicazione è tale ovunque essa si celebri. Tu la puoi fare su Facebook, per strada, in un evento… dove vuoi. La comunicazione è quello che mostri di te e quello che comunichi va bene per qualsiasi piattaforma online. Però non ho voluto vincolarmi a un piattaforma in particolare. Si, parlo di blog, YouTube, però non nomino mai Facebook, Instagram o TikTok. Tra l’altro quest’ultimo è straordinario e merita di essere coltivato assolutamente.
Per approfondire vi rimando ancora un volta al suo blog, costantemente aggiornato, www.skande.com, dove potete trovare anche i suoi libri. Una lettura da non perdere!