Comunicare con la voce – Intervista ad Ale Morbelli
È uno dei vocalist più amati d’Italia, speaker radiofonico, presentatore e a volte anche modello… fa della comunicazione la sua ragione e il suo stile di vita, quindi non poteva mancare una sua intervista sui miei canali: oggi parliamo con Ale Morbelli.
Sei un vocalist e speaker molto seguito e amato sui social. Come hai iniziato?
Beh ti ringrazio per il “molto seguito”, in effetti spesso mi segue l’agenzia delle entrate perché le devo ancora dei soldi 😆
Ho iniziato come hanno iniziato tantissimi artisti di qualsiasi genere di arte: per gioco. Un sabato sera (avrò avuto 22-23 anni) feci una delle solite uscite post partita di basket quando si andava a cena e poi a ballare; rimasi affascinato da questa figura che narrava e raccontava cose al microfono, e da lì iniziai un’amicizia con questo DJ che si chiama Marco Ruperto, e che tutt’ora è un carissimo amico e compagno nelle mie peripezie, così lui una sera mi ha detto “Ma perché non vieni una sera a provare? Hai un bella voce!”. Io pensai subito che stesse scherzando ma lui sembrava piuttosto tranquillo.
La volta che provai fu una serata strana perché io me la ricordo a spanne: essendo molto agitato mi davano continuamente da bere e poi vabbeh mi hanno dato questo microfono a filo, cosa che oggi non utilizzerei per fare questo lavoro, e quella serata ho detto tante di quelle ca***e… però è stato divertentissimo. E alla fine della serata mi hanno anche allungato 80€.
Mi dico: “Cioè, fammi capire: locale pieno di belle ragazze, mi hai fatto bere come un’antilope, i miei amici si sono divertiti, io ho detto cavolate al microfono tutta la sera, e tu mi dai 80€? Mi piace questa cosa!!”
Al che da lì nasce poi tutto il mio percorso, anche perché quando io poi mi fisso degli obiettivi mi ci butto dentro e li devo raggiungere; allora mi sono messo a studiare e studiare… in quel mondo lì è difficile perché dovevo muovermi e andare a vedere tutti questi dj come lavoravano, cosa facevano, cosa dicevano, perché lo facevano, le metriche e le tempistiche; e non solo… andavo a formarmi su YouTube, internet, radio.
La prima serata era stata bellissima ma dalla seconda in poi Marco è stato davvero un professore per me, e ogni volta che facevo un errore mi staccava il microfono. Passavo delle serate dove arrivavo a casa e piangevo chiedendomi se fosse possibile che io fossi incapace a fare questo lavoro? E niente, il giorno dopo di nuovo testa bassa e si studia.
Mi mandavano tutte le canzoni nuove, le hit dell’estate, dell’inverno ecc e io mi studiavo le metriche, studiamo i tempi in cui potevo parlare, poi c’erano delle regole base che si devono seguire, ad esempio non puoi parlare su un pezzo cantato perché la tua voce sennò si sovrappone a quella del cantante e viene fuori un macello, devi stare attento a cosa dici e a come lo dici. Insomma all’inizio è stato un disastro, uno pensa che quel mondo sia facile: musica, belle donne, sesso, droga e rock’n roll e si prendono un sacco di soldi. No assolutamente no, è stato un disastro all’inizio, e diventavo matto!
Ho iniziato mentre lavoravo, o meglio, stavo facendo economia e commercio, di giorno lavoravo e di notte iniziavo a fare questo. Erano già giornate quindi piene a 360 gradi e c’erano giornate che facevo il giro completo e il giorno dopo ero morto, ero un soprammobile.
E quello è stato il mio inizio, il mio amore per il microfono e la voce.
In tutto ciò non hai mai lasciato il tuo amore per il viaggio. Hai viaggiato molto per comprendere i gusti e gli stili di tanti posti e popoli. Secondo te, questa dovrebbe essere un’esperienza che dovrebbero fare tutti i giovani, soprattutto gli artisti?
Beh si, considera che io ho iniziato a viaggiare comunque tardi; quando ho iniziato a viaggiare è stato per lavoro perchè ero il manager di un gruppo assicurativo e mi occupavo di quello che riguardava il “vita” e giravo tutto il Nord d’Italia. Così ho unito l’utile al dilettevole, magari ero in Veneto mi fermavo là la sera per vedere il giorno dopo la discoteca dove sarei poi andato a lavorare, facevo il sopralluogo. E non era tanto il viaggiare e conoscere i costumi e i gusti, quanto l’umiltà e la voglia di ascoltare gli altri e imparare.
Siamo tutti un po’ protagonisti, io personalmente mi definisco un “ladro di sapere” e mi piace conoscere e fermarmi a parlare con gli altri, e il punto è proprio questo bisogno saper ascoltare con tanta umiltà.
Non tutti sanno che tu sei il tris nipote del famosissimo pittore Angelo Morbelli. Senti di aver ereditato qualcosa da lui? Sai disegnare 😃?
Parliamo di una grande persona che nasce nel 1853, capostipite di una corrente pittorica italiana esplosa nel ‘900 che è il divisionismo. Si potrei aver preso qualcosa da lui, io non l’ho conosciuto di persona, se non attraverso delle sue lettere che ho trovato qui in casa. Da piccolino disegnavo, specie con il carboncino, poi ho abbandonato perché avevo altre priorità, preferivo lasciare il segno non su un foglio ma nelle persone. Comunque si, siamo sempre nell’ambito dell’arte e dello spettacolo e sono contento di portare il suo cognome e credo di aver preso qualcosa si, forse caratterialmente.
Tu hai iniziato a lavorare presto anche nell’ambito della moda per grossi nomi, Armani, Jean Paul Gaultier, Moschino e altri. Puoi fare un paragone tra il lavoro di modello di prima e quello di influencer di adesso, che ancora ti appartiene?
Ho iniziato molto presto nel mondo della moda, avevo 17 anni ero proprio un ragazzino ed ero belloccio. Sono alto 1.95 e avevo dei lineamenti molto giovani quasi femminili, tanto che quando avevo i capelli lunghi mi scambiavano per una ragazzina. Iniziai nel mondo della moda ed è stato molto strano, è un mondo difficile e frenetico; non ti rendi conto di quello che ti sta intorno quando sei così giovane, ore di scatti fotografici, spostamenti di location. Avendo 17 anni mi dovevo far portare e questo occupava la giornata anche ad altre persone, anche amici che mi portavano e mi aspettavano tutta la giornata che finissero gli scatti. E poi si, c’è stata questa evoluzione dei social network.
Io non mi reputo un influencer anche se mi considerano tale; mi sono sempre divertito nel mondo della tecnologia e dei social e li ho sempre reputati importanti se usati bene, è una carta importantissima e a volte con costi decisamente bassi per dare un messaggio a tantissime persone. E da lì c’è stata l’evoluzione della mia figura sui social grazie ad un’agenzia e seguita step by step ma comunque non mi reputo un influencer assolutamente. Poi per carità, sono cinque anni che le aziende mi chiamano e mi dicono “Io ti mando della roba, tu ti fai delle foto, le pubblichi e poi te le puoi tenere, oppure ti do tot”.
Non è il mio lavoro principale ma lo faccio perché comunque a tutti piace essere protagonisti e subiamo il fascino della telecamera ecc è un bel mondo da utilizzare, ma sempre con la testa, come un po’ tutti i lavori.
Non è così facile come vogliono farci credere e a volte gli influencer dovrebbero farlo capire che non è solo mettersi quel vestito, dovrebbero spiegare come funziona il mondo in realtà, ogni lavoro è difficilissimo e devi sputare sangue. Non esiste il lavoro dove sei a casa tutto il giorno ti fa due foto e guadagni milioni di euro, non è così!
Vi assicuro che tutti quelli che stanno in televisione o i vip dei social network, si sono fatti il culo in un modo o nell’altro.
Una cosa invece molto divertente è stata la partecipazione alla puntata zero “keep me out”
E’ stata una trappola di Gabriele Corsi! C’erano già dei trascorsi di conoscenza tra me e Gabriele e lui aveva bisogno di persone per provare la puntata zero di questa trasmissione, sai le luci, i tempi, la regia, come gestire il trucco, le riprese e tutte quelle attività che ci sono dietro a una trasmissione. Mi chiama, mi manda a fare un casting a Milano.
I casting sono una cosa incredibile: ti fanno firmare un mucchio di roba e ti fanno dei sondaggi improponibili su delle cose assurde, peggio di quello che mi avevano fatto per il servizio di leva obbligatoria.
Dopo qualche giorno mi chiama la redazione per dirmi che ero stato preso e che la registrazione si sarebbe svolta a settembre ma che prima sarebbero venuti un cameraman e un regista a casa mia. Mi accompagnò al casting un mio carissimo amico, Paolo Vicario, che è un omone, un vichingo biondo gigantesco, che io chiamo “Bimbo” e lo avevo inserito nel questionario come persona che poteva parlare alle telecamere di me nel caso ce ne fosse stato bisogno per la regia. Sapevo che per lui sarebbe stato devastante, perché a lui parlare davanti alle telecamere o in radio non piace proorio. Comunque arriva a casa mia questo cameraman con cui siamo ancora amici adesso, Federico, che doveva stare da me un paio d’ore e invece abbiamo fatto giornata. Abbiamo registrato un po’ qui a casa mia, poi ci siamo spostati in palestra, poi al bar dove abbiamo simulato delle scenette dove incontravo la mia amica Chiara che era la mia collega in radio, poi siamo andati in radio e abbiamo registrato anche lì. E ci siamo divertiti come dei matti. Ovviamente hanno fatto anche una mini intervista a Paolo alla quale non potevo partecipare. Arriva poi il giorno della trasmissione, ci chiudono in un camerino blindato dove per andare a fumare una sigaretta dovevo farmi accompagnare da uno dello staff. Siccome io ero uno dei prescelti della puntata zero, mi hanno fatto il trucco un mucchio di volte; fatto sta che sono arrivato alle 9 a Milano e ho iniziato a registrare alle 21! Ma è stato divertente dai, credo che su RaiPlay ci sia ancora la puntata.
Hai anche lavorato per due anni nella trasmissione “Poi c’è Cattelan”. Di cosa ti occupavi?
Ah che bello! Andai a fare un colloquio a Cologno Monzese con Fabio Casazza, Manager ST Production, facciamo una bellissima chiacchierata e mi dice che c’è la possibilità di lavorare un po’ più frequentemente con noi e Sky, e ci sarebbe da gestire il pubblico. Accetto e vado su da Sky: due palazzi enormi bellissimi, c’era questo salone gigantesco dove vengono portati gli ospiti al momento del briefing, dove ti spiegano come funziona la trasmissione, come comportarsi, fare casino, applaudire ecc. In studio ero il punto di riferimento per il pubblico perché io ero in collegamento con gli autori che mi davano i vari segnali e indicazioni dalla regia da dare al pubblico. Da lì incomincia con il mio percorso in Sky, ho conosciuto nel tempo personaggi incredibili come Bruno Vespa, Gerry Scotti, Emma Marrone e tanti altri.
E’ stato istruttivo, molto, e non è così facile avere a che fare con cento persone che non conosci, e queste sono lì che all’inizio pendono dalle tue labbra e se ti approcci a loro da fenomeno o nel modo sbagliato non ti ascoltano più, devi creare un rapporto d’empatia fin da subito in modo tale che con te stiano bene.
La trasmissione televisiva registrata è di per se un disastro: ci sono tempi morti, problemi tecnici, ritardi con gli ospiti speciali ecc, e quindi magari tu entri fai i primi 20 minuti e poi devi aspettare 2 ore prima di continuare e intanto il pubblico si perde, allora lo devi riprendere altrimenti sclerano. Ovviamente a Sky c’è di tutto, compreso il bar e poi sono davvero attenti, ma comunque sei lì e non puoi uscire e andare via. Magari per girare un’ora di show ce ne vogliono cinque.
In questa quarantena non sei stato certo con le mani in mano, infatti hai condotto ogni sera una trasmissione che si chiama “Born to be”
Si, è nato tutto per gioco! Il nostro lockdown ha avuto delle fasi: la fase 1 erano le videochiamate, ti vedevi con gli amici e chiacchieravi, fase 2 è stata la videochiamata alcolica e si è deciso di fare gli aperitivi in video; la fase 3 videochiamata collettiva con ospiti a caso ogni volta differenti. Dopo un po’ guardo Gianni, che è poi diventato l’autore di Born To Be, e gli faccio “Io mi sto annoiando, cioè bello che ci vediamo tutti i giorni, però dobbiamo fare qualcosa di più, voglio trasmettere qualcosa alle persone. Inventiamo qualcosa, siamo pieni di persone che vogliono avere delle notizie e delle informazioni su quello che sta succedendo, chiamiamo degli ospiti di un certo tipo da un po’ tutti i settori in modo da dare finalmente delle spiegazioni chiare e alla portata di tutti, non come fanno in televisione che non si capisce nulla ”
E così abbiamo fatto: abbiamo preso la strada della verità e della voce bianca. Nasce Born To Be anche con ospiti di un certo livello, c’è stato il nostro sindaco Federico Riboldi che ha fatto un lavoro immenso ed è stato copiato un po’ in tutti i principali comuni d’Italia, poi il sindaco di Trino Daniele Pane, poi Alex Poli di RTL, Silvano Colombano, ingegnere bio-fisico della Nasa in diretta da San Francisco. Abbiamo avuto degli ospiti incredibili, tra cui Roberta Liberalato, che è la nostra psicologa che ha poi deciso di stare con noi tutte le settimane, e abbiamo fatto una intera serata sulla psicologia per dare una mano alle persone, perché è di questo che avevano bisogno: di punto in bianco il governo chiude tutto e ti dice che non puoi uscire, non puoi andare da nessuna parte e tu cosa fai in casa? Impazzisci. Hai paura, ti arrabbi ecc; ci serviva una psicologa.
E’ stata quindi una bellissima esperienza che ci ha lasciato tantissimo.
E adesso i tuoi progetti futuri?
Beh i miei progetti futuri potranno partire da quelli passati: mi piacerebbe poter entrare ufficialmente in qualche network italiano, poi c’è l’associazione “Bracciamo” nata durante il lockdown da un’idea di quattro amici per dare una mano anche ad altre persone che servirà per creare e gestire eventi per Comuni che non possono più permettersi di creare grossi eventi e soprattutto così dare anche una mano agli artisti che oggi sono stati dimenticati e non considerati.
Siamo purtroppo una categoria che non è mai stata supportata dallo Stato, quindi anche lì ci sarà una lotta non indifferente per far capire che il nostro è un lavoro a tutti gli effetti. Siamo lavoratori e dobbiamo fare qualcosa per farlo capire e non è facile visto il Governo che abbiamo e la burocrazia che c’è.
Devo dire che “Born To be” è stata la rinascita di Alessandro Morbelli sotto questo profilo!
E poi grazie a te c’è un ennesimo step di trasformazione per un progetto che è partito pochi giorni fa e per il quale, devo dire, sono tornato a studiare, per fare quello che non facevo da tanto ma che mi piaceva tantissimo: insegnare.
Trovi i primi minuti di questa intervista (in versione video) anche sul mio canale IGTV
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