Instagram senza segreti – Intervista a Marco Raitano de GliInstacosi
“Siete disturbati da strani dubbi su Instagram nel pieno della notte? Provate un senso di terrore quanto dovete creare una strategia? Se la vostra risposta è si, non esitate, prendete il telefono e chiamate i professionisti: GliInstacosi”
Esattamente! GliInstacosi sono come i Ghostbusters di Instagram… non puoi fare a meno di loro per risolvere i tuoi problemi. E io ho intervistato per voi Marco Raitano
Ci racconti chi sono GliInstacosi?
GliInstacosi in realtà vive un dualismo online, perché siamo sia una community che un’agenzia; ci occupiamo di comunicazione e strategie di comunicazione e le attività principali online sono tutte volte a diffondere la buona cultura dello strumento Instagram. Per noi Instagram è uno strumento per raggiungere determinati obiettivi, poi ovviamente ci sono tutti i vari servizi che facciamo come Agency, che principalmente sono: servizi di social media management, creazione di contenuti insieme a partner che selezioniamo, quindi fotografi e grafici, formazione online e offline, consulenze online e offline. Le principali attività sono tutte su Instagram ma lavoriamo ovviamente per forza di cose anche con Facebook, perché come ben sai sono due piattaforme gemelle, e pensare di gestire Instagram senza Facebook non è possibile in una strategia di comunicazione.
A proposito di strategia di comunicazione, chi vi segue avrà sicuramente notato che ne usate una molto particolare, infatti avete pochissimi post sul feed e comunicate praticamente tutto attraverso le storie. Come mai avete deciso di adottare questa strategia?
Allora, in realtà è stata una cosa in divenire. Quando abbiamo aperto il profilo ci siamo dati un’occhiata intorno… parlo al plurale perche GliInstacosi è un progetto a due persone, siamo io e il mio socio Antonio, io ho il mio parco clienti e lui il suo. Abbiamo visto quello che facevano le altre Agency e abbiamo notato che facevano dei post dove all’interno veniva scritto tanto testo. Nel social delle foto facevano divulgazione con i testi ma a noi non stava bene, volevamo fare le cose in maniera diversa, quindi lo studio dei competitor l’abbiamo fatto appunto per differenziarci. E lì era nata l’idea di fare i meme a tema Instagram che, sembra facile, ma già dopo i primi quaranta post c’erano delle difficoltà a creare dei contenuti divertenti.
Ora siamo a un po’ meno di 80 post ma la pubblicazione di fatto è ferma dal passato agosto. Succede che comunque abbiamo sempre avuto poca attenzione sul feed, perché il discorso con la community, più che andare avanti con i post, andava avanti con le stories, che ci hanno permesso di creare dei contenuti con costanza e coerenza, che sono le due parti importanti che ci permettono ogni giorno di essere presenti sui social.
Poi il core si è spostato verso le stories; i post li usavamo così come acchiappa like ma richiedono impegno se fatti bene, sia che siano meme che post di divulgazione.
Nelle storie ci ho messo sempre la faccia! Ovviamente ho preso sempre più confidenza nel parlare davanti a un telefono, questo mi ha permesso di portare avanti dei discorsi storia dopo storia… e poi il bello delle storie, è che se non le guardi entro 24 ore poi queste spariscono. Di fatto l’abbiamo messo anche nella bio, “il meglio è nelle storie”.
Noi ci rivolgiamo a tutti quegli utenti che guardano Instagram non solo per passare il tempo, ma che vogliono usarlo nello specifico come strumento per fare business. E devo dire che a me piace questa cosa delle stories e invito tutti ad usarle.
In questo modo tra l’altro hai sfatato anche un mito che non è mai facile da spiegare ai clienti, cioè che non c’è un modo standard per gestire il proprio profilo, va adattato a quello che è il proprio personal branding e all’idea che si vuole dare della propria azienda o di se stessi, nei casi degli artisti o liberi professionisti.
Esatto! Nonostante tutto però, da addetto ai lavori, vi dirò che con un post possiamo raggiungere una copertura molto superiore di quella che facciamo con una storia, quindi in realtà quelli che utilizzano le storie, devono capire che servono per mantenere i rapporti con la parte attiva della propria community: lì si va’ a fare un lavoro su persone davvero interessate; con un post si raggiungerebbero però molte più persone, ecco perché dico “Fate quello che dico io e non quello che faccio io”. Quindi i post in realtà andrebbero fatti.
Ovviamente poi occorre sperimentare, è essenziale; non possiamo pensare che la prima idea che ci viene in mente possa essere subito la migliore e definitiva. Non escludo infatti io stesso di tornare, prima o poi, a fare di nuovo dei post, poca roba niente di enorme ma perché no?! Lo sai anche tu, la strategia che funziona sempre è “meglio pochi ma buoni, meglio pochi ma veri e veramente interessati”.
Verissimo! Un concetto che è sempre molto difficile da far entrare nella testa dei nostri clienti, che invece partono con l’idea di voler subito 10000 follower, mentre è fondamentale che la fan base sia perfettamente targettizzata.
Giusto, infatti il problema spesso sta nella cultura che ha un cliente dello strumento social. Ovvio poi tutti i clienti si fanno imbellettare se vedono quei 100 follower in più, i 1000 in più a fine mese, ma è normale. L’imprenditore piuttosto, che il titolare di un brand, guarda i numeri. Per lui sono importanti le vanity metrics, come li chiamiamo noi, quindi i like e i follower… noi lo sappiamo che 10.000 follower non è lo stesso che avere 10.000 fan. Per il titolare del brand è tutta un’atra cosa e basa l’efficacia di un social media manager su quei numeretti.
Poi, di fatto, un po’ bisogna accontentare il cliente per quanto la nostra filosofia sia bella sia wow, l’importante è sempre parlare chiaro quando si inizia a lavorare. Io parlo sempre di comunicazione e strategia di comunicazione, ma soprattutto faccio presente che un buon lavoro di content permette di crescere autonomamente piano piano ma con il pubblico giusto, e questo il cliente lo apprezza, ma non da subito purtroppo. E poi ci sono i clienti che ti dicono loro come devi fare e cosa devi scrivere, anche se sono poco acculturati sui social.
Per quanto riguarda l’idea della vostra presenza online voi siete dell’idea di essere presenti ovunque l’importante è che se ne parli, oppure no? In definitiva: prima o poi diventerete i “tiktokcosi”?
(ride 😃) Domanda interessante! In realtà tutto il progetto della community di GliInstacosi è nato su un gruppo Telegram poi da lì abbiamo creato la pagina e il gruppo Facebook. Questo perché se non c’è una stanza virtuale dove c’è una comunicazione orizzontale non c’è community.
Telegram infatti era verticale dall’alto verso il basso, la pagina Facebook uguale ed ecco perché abbiamo creato il gruppo. Infine siamo poi arrivati su Instagram e ti dirò: non entro più nel gruppo facebook, non pubblico più su Telegram. Fine. Tutta l’attenzione della community e anche la nostra è su Instagram.
Da qui l’idea di creare la stessa cosa su TikTok… ci avevo pensato, ho proposto al mio socio di prendere in mano TikTik e di creare un profilo TikTokCosi e fare lui quello che io faccio su Instagram, quindi un profilo di divulgazione per TikTok, di fatto… poi non abbiamo più portato avanti il discorso anche per un discorso di tempo e logistico nostro come agenzia. Quindi non si sa mai. Personalmente non escluderei la presenza anche su Linkedin ma fatto bene con tanto di piano editoriale e di studiare bene l’algoritmo di Linkedin portando così anche nuovi servizi ai clienti.
Personalmente io terrei buono Instagram ancora per un anno o due però non ti nascondo che mi guardo intorno. Alla fine lavorando nei social impariamo a comunicare, magari cambia il mezzo e il suo algoritmo ma è sempre comunicare online; cambierai qualcosina da piattaforma a piattaforma certo ma è sempre comunicazione.
Finiamo con la domanda del secolo per te che usi solo le stories: gli hashtag nelle storie funzionano ancora?
No! In realtà c’è stato un periodo fino a giugno 2019 in cui gli # andavano a bomba. Io avevo dei clienti nella ristorazione che esplodevano collezionando fino a 3000 views in più solo usando gli # giusti. Perché poi sono cambiate le cose? Sono cambiate in concomitanza con l’arresto dei bot sempre nel periodo di giugno: limitando le azioni di follow/unfollow, hanno ridotto il numero di nuovi follow giornalieri ad un massimo 6000 al giorno per utente. Oltre a questo hanno cambiato l’utilizzo degli #, in peggio, ed ora del pubblico che segue sono ben pochi quelli realmente interessati.
Ad oggi ti dirò, non ne vale la pena impegnarsi per trovare i giusti #. Stessa cosa per il geotag che prima funzionava molto meglio. Anche sotto i post non performano più.
Instagram ci ha chiuso i rubinetti, quello che prima potevi fare in termini di visualizzazioni in organica ora lo puoi fare solo a pagamento. Il modello di business di Facebook e Instagram è in buona parte quello, vogliono mettere i marketers nella condizione di usare i loro dati per fare le promozioni. Ci vogliono spingere a spendere.