L’importanza della comunicazione efficace – Intervista a Elena Aloise
Elena Aloise aiuta le persone e le aziende a trovare “il giusto accordo in grado di creare armonia” attraverso la respirazione, il suono della voce, le parole e i movimenti. Io, che specie in questo 2020, sento sempre più il bisogno di sentirmi in armonia con tutto ciò che mi circonda, ho pensato di intervistarla per voi.
Tu, Elena, aiuti le persone a comunicare meglio attraverso l’uso della voce, sia dal vivo che online, ma anche al telefono. Dadove arriva la tua passione per la voce e la comunicazione?
La passione per la comunicazione ce l’ho forse sempre avuta, mi è sempre piaciuto stare in mezzo alle persone e comunicare; da ragazzina ho fatto il liceo linguistico perché mi è sempre piaciuta l’idea di viaggiare per il mondo e parlare con chiunque. Poi, finiti gli studi, ho iniziato a lavorare in ambito commerciale e per più di dieci anni come call center manager, dove mi occupavo anche della formazione, ma sentivo che c’era ancora qualcosa che non funzionava, alcune cose funzionavano con alcune persone e con altre no. Scova scova scova, finché non ho trovato Ciro Imparato e lì ho capito cosa mi mancava. Ho frequentato i suoi corsi, mi sono certificata con il suo metodo che è basato sui colori della voce e i suoi toni. Sapere quelle cose ha fatto davvero la differenza, specie in quello che era il mio settore, i call center, dove al telefono l’unico strumento che puoi usare è appunto la voce e, sappiamo che quando togli tutto quello che è la comunicazione corporea e para-verbale, ricade tutto sulla voce.
In cosa consistono i tuoi percorsi con i professionisti?
Lavoro prevalentemente con aziende con dei corsi che vanno dalla vendita, al public speaking fino alla gestione dello stress perché con l’utilizzo della voce ho sviluppato quello che è un mio metodo basato sulla capacità di mantenere uno stato mentale positivo grazie alla respirazione. Quest’ultimo inizia a essere molto richiesto perché ill livello di stress va a incidere molto su quella che è la produzione e la qualità di un prodotto/servizio. Lavoro quindi moltissimo con i customer care, dove mantenere la calma è essenziale, e con diversi professionisti a seconda di quello di cui hanno bisogno, ad esempio se devono preparare la presentazione di un libro, oppure con professionisti che hanno sempre comunicato dal vivo ma ora si ritrovano a dover produrre dei podcast e quindi hanno bisogno di migliorare tutto quello che è l’uso della voce.
Chi ti segue, sa che sei una forte sostenitrice dello yoga, e in particolare quello della risata. Come hai conosciuto questo tipo di yoga che forse in Italia non è ancora molto conosciuto, e come ha influenzato al tua sfera lavorativa?
In generale pratico yoga in maniera molto amatoriale, sono sempre stata amante di questa pratica. Lo yoga della risata si chiama così perché si lavora sulla respirazione e la respirazione yogica però è proprio una pratica diversa dallo yoga classico. L’ho conosciuto perché nel mio metodo, che è un mantra che ho adottato, mi sono ritrovata più volte a sentirmi chiedere se praticavo questo tipo di yoga, e allora vado a vedere di cosa si tratta. Mi è piaciuto moltissimo e allora mi sono certificata.
Si basa tutto sul ridere e sull’ossigenazione del corpo, si azionano una serie di meccanismi e la creazione di endorfine; tanto che viene molto spesso usata anche nelle terapie con i bambini e nella clownterapia.
Il dilemma che si era posto il creatore di questo tipo di yoga, Madan Kataria, è stato “come posso usare questo principio anche con gli adulti? Come posso inserire queste pratiche all’interno di una vita lavorativa e privata senza farli passare da pagliacci?” E così è nata questa pratica che è un’attività di gruppo dove si innescano delle risate attraverso delle attività motorie e alla respirazione, abbattendo i nostri blocchi fisici, che sono dovuti sia a una postura scorretta che anche a fattori emozionali.
Ecco perché ho inserito questa pratica nei miei percorsi, perché è molto utile anche nelle fasi di team building.
Tu sei anche la fondatrice del “Il laboratorio delle donne”. Di cosa si tratta?
E’ un’associazione che ha lo scopo rivalutare il ruolo della donna. E’ un progetto nato con altre due donne di generazioni differenti, una è una mia amica, l’altra è mia figlia. Per una serie di motivi volevamo creare qualcosa insieme e da lì si è sviluppato il tutto. Svolgiamo diverse attività finalizzata a valorizzare i talenti delle donne. Siamo entrate in contatto con situazioni anche un po’ particolari, sia lavorative che di vita privata. Cerchiamo sempre di rendere le donne con le quali entriamo in contatto il più possibili indipendenti in modo che acquisiscano sicurezza sia dal punto di vista economico che personale. Ancora adesso vediamo donne che dopo la maternità sono state licenziate o non si sono viste rinnovare il contratto. Capita quindi di doversi reinserire nel mondo del lavoro dopo diverso tempo e non sai da dove cominciare. Abbiamo quindi professioniste che tengono dei corsi, alcuni a pagamento altri invece a titolo gratuito a sostegno del progetto.
E un progetto geolocalizzato o nazionale?
Noi abbiamo subito puntato in alto e nello statuto l’abbiamo catalogata come associazione nazionale, al momento siamo a Torino e ci siamo sviluppati solo qui nella zona. Ovviamente online non abbiamo limiti tanto che stiamo già seguendo donne ben oltre la zona di Torino. E’ chiaro che così come è impostata l’attività adesso, abbiamo bisogno di persone che portino l’associazione anche in altre zone.
Per rimanere sempre aggiornati sui progetti di Elena vi consiglio il sito www.elenaaloise.it
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