Tib Dancing Frames, il canale dedicato alla danza – Intervista a Matteo Capizzi

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Tib Dancing Frames è uno dei canali tematici dedicati interamente alla danza in ogni sua forma più seguiti di Instagram Italia.
Oggi parliamo con chi il canale l’ha fatto nascere e che, insieme ad uno staff d’eccezione, mette in campo ogni giorno la propria professionalità per farlo crescere: Matteo Capizzi

Tu inizi la tua carriera come ballerino swing, di latino americano e di danza standard, ma poi approfondisci con lo studio dell’hip hop, del modern e della danza contemporanea. Come mai hai iniziato proprio con lo swing?
Perché i miei genitori quando ero piccolo, avevo 6-7 anni, decisero di iniziare a praticare danza tutti insieme e avevano iniziato proprio con il liscio e il boogie woogie. Ovviamente il liscio da piccolini lo si considera un ‘ballo da vecchi’ quindi il boogie woogie ai miei occhi di bambino era quello un po’ più movimentato e divertente. Oggi non lo si balla più così tanto ma rientra nello swing, anche se è un po’ differente ora.

Poi invece hai studiato molte altre discipline… come mai sei rimasto legato a questo stile?
Eh il primo amore non si scorda mai. Lo swing fa parte di me. E’ come quando provi un grosso amore per qualcosa e quella cosa per me è lo swing: la musica e le sensazioni che mi dà, i passi, lo spirito del ballo stesso che è molto difficile tecnicamente ma è un ballo sociale. E’ allegria, ironia e divertimento; e io sono così, mi prendo molto in giro su tante cose. Poi tutto il resto mi ha aiutato a essere più consapevole, poi ovvio non posso non dire che amo tutto il mondo della danza. Ma nel cuore ho lo swing.

Negli ultimi anni hai anche coreografato il videoclip di Work It del trio The Puppini Sisters, che è un trio musicale femminile di Londra specializzato in swing. Questo video ha avuto molto successo! Come sei entrato in contatto con loro?
Diciamo che il contatto con loro nasce storicamente da fan: essendo io un ammiratore delle Puppini Sisters, già le ammiravo, usavo le loro canzoni per le mie coreografie, i miei show. Un giorno pubblicai sulla mia pagina, forse 13-15 anni fa, un video dove ballavo un loro pezzo e loro l’hanno ri-postato.
È stato bellissimo per me perché hanno apprezzato quello che ho fatto ed essendo proprio loro quelle che l’hanno creato è stato per me incredibile. E così è nato il tutto. Dopo qualche anno ho usato un loro brano con Lester Philip (il mio collega, grande ballerino) e loro l’hanno ri-condiviso scrivendo “Volete che loro diventino i Brothers Puppini?”. Da lì abbiamo iniziato a sentirci e a collaborare passo a passo. Ed è nato il progetto di Work It.
E’ stata una vera sfida, l’abbiamo girato in tre giorni oltre tutta la parte di creazione e montaggio. Ed è stata una sfida perché dovevamo girare in quattro location tutte diverse e distanti fra di loro; è stato difficile ma molto gratificante perché coreografare i tuoi miti è splendido. Poi da lì abbiamo fatto anche altro ma questa è la primissima esperienza.

Con Lester fate parte di un trio che si chiama “The Hoppers”
Si, un trio che ho fondato ma che in realtà è stato un concorso di colpa. Era nato nella mia mente come un duo maschile, ne avevo parlato infatti con Lester e abbiamo creato questo duo, che nel tempo è diventato un trio grazie a Mirco Cicciari. Tendenzialmente però è e sta diventando una compagnia tutta al maschile di swing e jazz contaminati.

Come The Hoppers avete anche partecipato a “Tu si que vales”. Com’è stato?
Si esatto abbiamo partecipato due anni fa. E’ stata un’esperienza straordinaria, è stata divertente, interessante e televisiva; ci ha permesso di essere conosciuti e riconosciuti, è stato un po’ atipica come cosa, noi siamo abituati ad avere il pubblico attaccato ai piedi e fare una cosa televisiva ci ha all’inizio un po’ spiazzato, ma poi siamo comunque riusciti ad avere il calore del pubblico. E questo per noi è importante.

Entriamo nel vivo della comunicazione e parliamo di TIB, nel 2017 hai creato insieme ad un gruppo di pazzi quanto te, TIB Tutti In ballo.
E’ nato tutto da un’idea benefica: volevamo creare degli eventi e un messaggio, cioè che poteva essere utile ballando, aiutare delle ONLUS e associazioni simili. Poi abbiamo visto che comunque c’era molto interesse dietro questa cosa e abbiamo creato un evento, una gara dove aggregare le persone e far conoscere quello che era il nostro obiettivo di donare. Chiuso quel capitolo abbiamo poi creato un passaggio social che era quello che volevamo: arrivare a tanti ballerini, ai più bravi coreografi e creatori di tutto quello che è il mondo del ballo e riunirlo sotto lo stesso tetto, diventando poi appunto TIB Dancing Frames.
E questo è: un gruppo di amici, perché questo siamo alla fine, partito tutto da me e da Iacopo e che poi si è estesa a tutti gli altri.

Cosa differenzia TIB dai soliti canali che trattano danza? E come mai avete scelto di puntare tutta la vostra comunicazione sui social e in particolare su Instagram?
La comunicazione ormai è diventata fondamentale. Ci siamo focalizzati su Instagram non perché gli altri non vogliamo svilupparli, ma perché volevamo partire con una casa, farla bene e poi da lì ampliarci. Effettivamente stiamo facendo così, Facebook infatti non è che un re-post di Instagram per prendere anche quel pubblico, stessa cosa con YouTube e in futuro faremo lo stesso anche con TikTok.
Ad oggi Instagram è perfetto per noi, è un social molto visivo e TIB si differenzia per essere unico, neutrale e parla effettivamente a 360° cercando di abbracciare tutte le discipline invitando coreografi e talenti a prescindere dal fatto che abbiamo una scuola di danza di un certo genere piuttosto che altro.

Come vedi la comunicazione della danza di questi tempi? Cosa manca e cosa ti piace?
La comunicazione della danza in questi anni è cambiata, specie a livello di tempistiche perché se prima si pensava a uno spettacolo di danza a teatro, ora con i social si è un po’ reinventato. Lo spettacolo non è solo più sul palcoscenico ma, se segui un artista, questo ti riesce a far vedere il suo mondo all’interno del social creando così un nuovo format di spettacolo. Quindi se una volta i tempi erano più lunghi perché lo spettacolo lo potevi vedere solo da vivo, ora invece è molto più fruibile ed è continuo grazie appunto ai social. Tutti i contenuti utili a livello di comunicazione e di interazione ora sono disponibilissimi.
Una cosa che mi manca invece è la nostalgia del dover creare una cosa che non vedrai fino a che non ti siedi in teatro o in sala danza, mi manca l’attesa e la suspense, l’attesa della scoperta. E’ nostalgica come cosa e ha del romanticismo, ma è ovvio che ora per i ragazzi sarebbe assurdo, perché sono cresciuti con questi nuovo strumenti.
Manca invece, secondo me, l’attenzione da parte di chi guarda. Ora è difficile fare un video da 90secondi, se è 1 minuti ok, altrimenti è già troppo lungo. E’ vero che da dei limiti si può creare, però questa è una cosa che secondo me manca, la voglia di andare oltre quei 60 secondi, di approfondire. Forse parlo da nostalgico, ma anche il discorso dei tagli e delle versioni accorciate di certi musical, brani o spettacoli è una cosa che va a penalizzare molto, un po’ come se si volesse tagliare Bohemian Rhapsody, non si fa! Io avevo visto un musical, “ i 10 comandamenti” era una produzione gigantesca di tre ore di spettacolo ma è stato appagante vederselo tutto!

Trovi i primi minuti di questa intervista (in versione video) anche sul mio canale IGTV  oppure integrale sul mio canale YouTube nuovo nuovo dove trovi altre interviste!!

giulia toselli
The author: giulia toselli
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